Si dirà tutto bene quel che finisce bene, ma non può essere questo il giusto ragionamento per quanto visto domenica in campo all’Olimpico di Roma in occasione del momentaneo pareggio della Roma su calcio di rigore inesistente, che in caso di successo dei giallorossi avrebbe falsato la corsa al secondo posto e i tanti milioni in palio oltre alla preparazione estiva della squadra che prenderà parte ai preliminari di Champions.
Fatta la dovuta premessa che il caso Strootman è solo l’ultimo di una lunghissima serie di spiacevoli episodi del nostro calcio per quanto riguarda le simulazioni e che quindi questo non vuole essere un attacco al calciatore olandese (che giustamente il Giudice Sportivo ha punito con 2 giornate di squalifica), ne tantomeno alla Roma, di certo non si può non far notare quanto il calcio italiano sia ancora malato di simulazioni a differenza del calcio britannico dove queste furbate sono odiate dagli stessi spettatori e di come oggi più che mai l’introduzione della VAR sia la scelta più giusta per mettere fine ad escamotage antisportivi.
Infatti se l’arbitro Orsato avesse avuto a disposizione la tecnologia (che fortunatamente dal prossimo campionato sarà attiva), non avrebbe concesso il rigore o ancora meglio, forse lo stesso calciatore nemmeno avrebbe provato la furbata. Visto che i calciatori sono i primi a non aiutare gli arbitri, solo l’introduzione della VAR può debellare in un certo qualmodo condotte deprecabili in ambito prettamente sportivo.
Cosa sarebbe successo se quel rigore avesse poi dato la spinta alla squadra di Spalletti per aggiudicarsi il derby e mantenere inalterato il vantaggio sul Napoli inseguitore del secondo posto? Che reazioni avrebbe potuto scatenare da parte della società partenopea una simile beffa? Certo al momento la Roma è ancora meritatamente seconda in classifica e magari chiuderà il campionato in questa posizione entrando in Champions dalla porta principale, ma non sarebbe stata la stessa cosa se questo fosse avvenuto a causa del rigore inventato da Strootman.
Ne parliamo a bocce ferme perchè ci piacerebbe sapere se il calciatore olandese avrebbe cercato di ingannare l’arbitro anche se invece di giocare nella Roma domenica stesse indossando la maglia del Manchester United ad esempio, probabilmente no, non l’avrebbe fatto, perchè questo malcostume fa parte solo del calcio nostrano e i tifosi non meritano di vedere queste scene. Lo sport più seguito al mondo, quello amato dai bambini dovrebbe insegnare la lealtà o non la furbizia, ci sarebbe piaciuto che l’olandese si fosse alzato e avesse ammesso il suo “tuffo”, quella sarebbe stata una grande vittoria, per questo c’è bisogno della VAR e magari si è perso fin troppo tempo per giungere a questa conclusione.
Troppi interessi? Troppi giochi di potere in atto a livello mondiale? Non lo sappiamo, ma ringraziamo Infantino e tutti coloro che hanno lottato per l’introduzione della tecnologia nel calcio, così almeno in alcuni casi potremo avere episodi chiari e limpidi, poi l’errore ci sarà sempre ma siamo pur sempre essere umani.