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Ligue 1, quelle tasse che uccidono

Quello di Zlatan Ibrahimovic è un caso a parte, perché come abbiamo già scritto sulle pagine del nostro sito l’investimento praticato dal PSG si sta ampiamente ripagando in pochi mesi grazie a tutto il merchandising che ruota attorno al campione svedese e che potrebbe crescere ancora di più nei prossimi quando la Champions entrerà nel vivo.

Ma più in generale la Ligue 1 francese, che ha vissuto momento di forte espansione all’inizio degli anni duemila grazie anche al boom della nazionale prima campione del mondo e poi d’Europa nel giro di due stagioni, non attraversa un momento brillantissimo nonostante anche in Italia sia molto seguita (grazie alle telecronache di Sportitalia). E soprattutto con le muove norme sulle tasse volute dal Presidente Hollande, che hanno fatto notizia solo per Ibra ma che andranno a colpire in realtà tutti i club.

Si tratta di un’imposta, ancorché temporanea, pari al 75% e soprattutto visto che è legata al lordo deglistipendi (ma i calciatori incassano il netto), l’onere spetterà unicamente alle loro società. Ecco perché PSG a parte, con il Lione che ha dominato le ultime stagioni ma sui sta ridimensionando e le altre a partire dall’Olympique che comunque non hanno potenze economiche alle spalle, è nato un movimento compatto per protestare che comprende Lega calcio, Associazioni dei giocatori e Club professionistici.

Insieme, come riporta Sporteconomy, hanno realizzato un documento comune nel quale prospettano effetti disastrosi sulle loro casse ma anche sulla possibilità di competere con gli altri club europei: “I leader del calcio professionistico sono ben consapevoli dello sforzo necessario per ripristinare i conti pubblici. Del resto, il contributo fiscale e sociale cumulativo di club e giocatori ha raggiunto un nuovo record nel 2010-2011 a 622 milioni di Euro…. La nuova imposta si tradurrà in un aumento molto significativo della tassazione di tutti i migliori giocatori in Ligue 1, che non tiene conto della specificità della loro breve carriera. I club che, per la stragrande maggioranza, non sono in grado di aumentare la loro massa salariale, saranno privati di molti talenti essenziali al loro successo economico e sportivo. Pertanto, già alle prese con un costo del lavoro molto più importante rispetto ai suoi concorrenti europei e un calo delle risorse a causa della crisi, è l’intera catena del francese calcio professionistico, con i suoi 25.000 posti di lavoro, che sarà sottoposta a conseguenze negative di una misura fiscale sconsiderata il cui primo effetto sarà quello di ridurre la base imponibile”.

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